Il web, la coerenza e la sindrome di “Dr. Jekyll e Mr. Hyde”

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Una riflessione sul nostro modo di comportarci online e offline. Perché la coerenza è importante.

Lo so che è lunedì, che vorresti tornartene nel letto e andare in letargo almeno fino a mercoledì, ma oggi ho voglia di fare una piccola riflessione su un argomento poco trattato ma che credo meriti attenzione, ovvero la coerenza tra la nostra presenza online e il modo di comportarci nella vita reale.

Quante volte ti è capitato di interagire con qualcuno che sui social ti ha dato la sensazione di essere simpatico e cordiale, per poi incontrarlo dal vivo e rimanere deluso?

A me spesso, soprattutto quando si tratta di influencer, o sedicenti tali, che credono di essere arrivati (chissà dove) e di non avere più obblighi di natura sociale, tanto i clienti chiamano lui e non gli altri.

Prima di aprire il blog e di diventare abbastanza affermato (quanto mi piace questa definizione :-)) ho studiato molto, analizzando il comportamento sui social di blogger ed esperti di web marketing, dai più noti agli esordienti con poco seguito, ed ho capito una cosa:

[Tweet “Seguili, ma non prenderli a modello, perché non sono disposti ad insegnarti niente. #influencer”]

Quest’idea ridicola, tutta italiana, che se ti svelo i segreti del mio mestiere tu mi porti via i clienti, è molto (ma molto) presente nel mondo del web marketing, e non riesco a sopportarlo, perché, almeno in linea teorica, chi lavora nel settore dovrebbe essere avanti, figlio di un’impostazione mentale diversa, moderna.

Avevo già deciso di scrivere questo post, quando mi sono imbattuto nell’intervista a Jovanotti sul numero di Wired di marzo che, tra le tante cose interessanti, ha riportato il pensiero di un imprenditore americano:

I Paesi di grande estensione come l’America non colpevolizzano la ricchezza, perché la mia ricchezza non è la tua povertà. Ho saputo prendere, ma ce n’è per tutti. Nel tuo Paese, invece, è tutto occupato, c’è l’idea che la ricchezza, la torta, sia finita. E questa idea, in fondo, penalizza lo sviluppo.

Ecco, in poche parole quest’uomo ha delineato in maniera ineccepibile il ritratto dell’ “italiota medio”, che non si “sbottona” troppo per non rischiare di essere fregato.
È un po’ come mi ripete sempre mia nonna: non raccontare a nessuno i fatti tuoi, che non puoi mai sapere chi c’è veramente dall’altra parte.

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[Tweet “Altro che #SharingEconomy, insomma, in Italia vige il buon vecchio “homo homini lupus”.”]

A me questa idea di business non piace, ecco perché non sopporto quelli che soffrono della sindrome di “Dr. Jekyll e Mr. Hyde”, quelli tutti carini, coccolosi e disponibili su Facebook, ma iene nella realtà, quelli che ti sminuiscono solo perché sei alle prime armi e commetti degli errori banali.

Non hanno capito di avere una grossa responsabilità nei confronti dei “novellini”, perché solo formando correttamente i professionisti di domani si può progredire, tutti insieme.

Non voglio generalizzare, perché in questo modo finirei con il comportarmi come il fantomatico “popolo di Facebook”, quello che un giorno è Charlie e il giorno dopo mette il like alla pagina di Salvini, ma credo che sia importante ogni tanto sottolineare l’importanza della coerenza tra quello che si fa online e quello che si fa offline.

La settimana scorsa ho incontrato per la prima volta dal vivo Riccardo Esposito, con il quale mi sono fatto una chiacchierata conoscitiva davanti ad un AperTass, nella stupenda cornice di Piazza del Gesù a Napoli.
Tra una chiacchiera e l’altra siamo finiti a parlare proprio di questo argomento, di come molti abbiano una doppia faccia, una per il web e l’altra per la vita reale, e ad un certo punto ha detto una cosa che credo sia giusta: «quelli che si comportano in questo modo non sono dei veri influencer.».

Forse ha ragione Riccardo, quelli che soffrono di questo disturbo della personalità sono solo degli illusi, ai quali qualcuno ha fatto credere di essere autorevoli. Beh…non lo siete, siete solo molto tristi.

Se posso darvi un piccolo consiglio, sforzatevi di essere voi stessi fino in fondo, perché alla fine una delle due parti prenderà il sopravvento, e sarà troppo tardi.

Facendo uscire sempre più spesso da me Hyde, la sua natura si rafforzava. Capii che se avessi continuato sarei divenuto lui in maniera permanente, e che si trattava di scegliere in termini definitivi. (cit. Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Robert Louis Stevenson)

E tu, cosa ne pensi? Raccontami la tua esperienza nei commenti, sono molto curioso di conoscere la tua opinione a riguardo.

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Ci vediamo mercoledì, con una nuova puntata di Essential Tools. Diffondi il verbo!

Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

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