Il blogging è una cosa seria e richiede tempo e dedizione

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Fare blogging, secondo me, vuol dire sforzarsi di creare contenuti utili per il lettore. Tutto il resto viene dopo. Ecco la mia umile opinione.

Leggo sempre più spesso articoli dedicati alla lunghezza ideale dei post di un blog, e credo che sia un tema importante, da trattare il più possibile, perché ogni punto di vista è meritevole di rispetto.

Il problema, a mio modo di pensare, è che non si possono mettere dei paletti a prescindere sulla quantità di parole o battute da scrivere per un post, perché quello che conta è esaurire l’argomento trattato, lasciando il lettore soddisfatto.

È un po’ quello che ho provato a dire in occasione del #SeoCamp15, durante il quale ho parlato della mia idea di contenuto utile.

Io scrivo per i lettori

A me non interessa se l’utente è pigro ed ha poco tempo, perché quello che conta per il mio progetto editoriale è avere lettori interessati a quello che dico, non all’informazione cotta e mangiata.

Non sono un fast food blogger, non me ne frega niente se la lunghezza dei post scoraggia qualche lettore dall’arrivare fino in fondo.

Quando decido di scrivere un contenuto, non mi fermo fino a quando non ho la sensazione di aver detto quello che avevo da dire, altrimenti sento di non aver fatto bene il mio lavoro.

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[Tweet “Non sono un #FastFoodBlogger. Non mi preoccupa la lunghezza di un post, ma la sua utilità.”]

Quindi, se servono 2500 parole per spiegare una tecnica o un punto di vista, le scriverò tutte, senza preoccuparmi di niente.

Chi vorrà leggerlo, mi dedicherà 10-15 minuti della sua vita, altrimenti vuol dire che non era poi così interessato, e va bene così.

Blogpost vs aggiornamento di stato

Se da un lato non credo che si possa imporre un limite massimo di parole da inserire in un blogpost, dall’altro vorrei tanto che esistesse un limite minimo, al di sotto del quale non si dovrebbe mai scendere.

Se non sei un guru internazionale, non puoi (e non devi) permetterti di scrivere post di massimo 200-300 parole (o anche meno!), perché per quanto tu possa avere una grande capacità di sintesi, non riuscirai mai ad andare oltre la superficie dell’argomento.

Magari prendi il comunicato ufficiale di Facebook, nel quale si illustrano le ultime novità, lo traduci in italiano, ne fai una sintesi, e credi di aver fatto blogging.

Mi dispiace, ma questo non è fare blogging; è un surrogato del blogging, una versione ridotta, un bignami.

Il blogging è una cosa seria!

Quando aprire un blog

La prima cosa che dico ai miei allievi quando ho la possibilità di fare formazione sul blogging, è di non aprire subito un blog.

Per giustificare l’apertura dell’ennesimo blog devono sussistere tre condizioni, imprescindibili a mio avviso:

  1. Devi avere qualcosa da dire;
  2. Devi avere voglia di dirlo;
  3. Devi essere in grado di dirlo.
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Senza questi tre requisiti di base, io sconsiglio a priori di avviare un progetto di blogging, perché basta un profilo o una pagina su Facebook.

In questi casi, in effetti, un aggiornamento di stato è più che sufficiente per fornire l’informazione che intendi veicolare.

Blogging: contenuti utili e conversioni

Io amo il blogging, è una passione prima che un lavoro, e vorrei tanto che fosse così per tutti, ma capita spesso di trovare dei blog creati con l’unico obiettivo di fare personal branding e, magari, ottenere dei lead.

Sia chiaro, non c’è niente di male, anche io uso il blog per fare personal branding, ma mi sforzo di creare un contenuto utile e di condividerlo con la mia nicchia, verso la quale nutro un grande rispetto.

A volte ci riesco, altre volte meno, ma l’impegno e la dedizione non mancano mai.

Per fare il blogger devi buttare il sangue

Chi vuole fare blogging, per me, deve rassegnarsi a buttare il sangue, e preoccuparsi di fornire al lettore qualcosa che possa consentirgli di risolvere un problema, imparare qualcosa di nuovo, scoprire nuove tecniche, confrontare il proprio punto di vista con quello di un altro.

Insomma, deve arrivare alla fine del post ed avere la sensazione di essersi arricchito, anche se solo un po’.

[Tweet “Chi vuole fare #blogging, per me, deve rassegnarsi a buttare il sangue”]

Dobbiamo smetterla di pensare che scrivere per un blog sia facile, che bastino pochi minuti per redigere un contenuto di qualità.

Gestire un blog è difficile, e se a banalizzare e svilire questo mestiere sono gli operatori del settore, allora c’è qualcosa che non va.

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Va bene la SEO, va bene il traffico organico, sono il primo a portare avanti progetti che puntano molto all’ottimizzazione SEO, ma un blogger dovrebbe scrivere sempre pensando di avere un committente preciso: il lettore.

Non so cosa ne pensi tu, ma gradirei moltissimo avere il tuo parere. Lascia un commento qui sotto, e condividi questo post sui tuoi canali social.


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Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

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