È inutile che vi sbattete, hanno ragione Briatore e Poletti

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Intro: Briatore e Poletti sono stati oggetto di critiche molto feroci per alcune dichiarazioni sul tema del lavoro e dell’occupazione. Critiche idiote, a mio avviso, e ti spiego perché.

Chiedo scusa per il titolo dal vago sapore partenopeo, ma non sapevo come dirlo diversamente. Briatore e Poletti, al centro delle polemiche di questi ultimi giorni, hanno ragione, con la R (che non so pronunciare, maledetta!) maiuscola.

Lo dico? Mi sono rotto il cazzo degli italiani che si lamentano della mancanza di lavoro, che criticano chi riesce a ottenere qualche risultato perché “quello è raccomandato, chissà quella a chi l’ha data per arrivare fin lì, vanno avanti sempre gli stessi”.

[Tweet “Se il piangersi addosso fosse una skill, non avremmo un disoccupato in questo Paese del cazzo. “]

Andiamo per gradi, e partiamo da quello che è successo.

Poletti e il calcetto: una verità sacrosanta

Durante un incontro in un istituto tecnico professionale di Bologna, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Poletti ha pronunciato la seguente frase:

Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum.

Ora, visto che viviamo in un Paese di persone frustrate, polemiche e ignoranti, queste parole sono state lette come una apologia della raccomandazione, mal costume italiano nel quale, bisogna dire, siamo campioni mondiali.

Ecco, una analisi del genere evidenzia alcuni aspetti inquietanti:

  • la nostra incapacità di comprendere il senso di un frase formulata in un italiano corretto;
  • la frustrazione dei disoccupati, che spesso non meritano di essere assunti;
  • la malafede degli organi d’informazione, che montano un caso a prescindere da cosa si è detto veramente;
  • la pochezza della classe dirigente di questo Paese, dove chi ricopre cariche senza essere stato votato da nessuno e senza nessuna competenza specifica si permette di parlare in difesa del lavoro e della ricerca di una occupazione.
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Poletti ha detto una cosa vera, incontrovertibile, perché la fiducia è un elemento fondamentale in qualsiasi contesto professionale, e il calcetto è una semplice metafora per sottolineare l’importanza del networking e delle relazioni umane nel mercato del lavoro.

[Tweet “La fiducia è un elemento fondamentale in qualsiasi contesto professionale”]

Non si tratta di raccomandazioni, di nepotismo, di concorsi pilotati e cose del genere, ma di come funziona il mondo del lavoro.

Se coltivi buone relazioni professionali e umane, a parità di competenze tecniche, sarai più appetibile per una posizione lavorativa vacante.

Punto. Fine della storia. È inutile che vi sbattete!

Briatore e i € 1.300,00 al mese

Sarò controcorrente, ma a me Briatore piace molto, perché è uno che le cose le ha fatte e quando parla, a mio modo di vedere, lo fa con schiettezza. Si può non essere d’accordo, ma non puoi dire che stia dicendo stronzate.

Nella puntata del 4 aprile 2017 di #cartabianca, la trasmissione condotta da Bianca Berlinguer, Briatore è intervenuto in collegamento da Londra per confrontarsi con uno studente universitario, tale Marco Rondina, per parlare di lavoro.

Questo ragazzo – che per tutto il tempo non ha fatto altro che sorridere marpione alla telecamera e sparare luoghi comuni a raffica acchiappa consensi – è arrivato a parlare ad una trasmissione su Rai 3 semplicemente perché, in qualità di studente e rappresentante degli studenti del Politecnico di Torino, ha tenuto un discorso durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico.

Ora, il discorso era anche carino, ma è politica, chiacchiere al vento, roba da comizio di piazza. Non mi stupirei di vederlo candidato tra le file di qualche partito nel giro di qualche anno.

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Cos’ha detto Briatore durante il suo intervento, tutt’altro che stupido?

Diverse cose, riassumibili in questa lista:

  • Non ha senso aspettare di laurearsi a 30 anni per poi immettersi sul mercato del lavoro senza competenze adeguate;
  • Ogni ragazzo, a partire dai 18 anni, dovrebbe iniziare a lavorare, andare all’estero per imparare le lingue e ampliare i propri orizzonti, mettere su delle startup per provare a fare business e crescere professionalmente;
  • All’estero ci sono molti italiani, estremamente capaci nello svolgere il proprio mestiere, che si sono rimboccati le maniche e stanno costruendo un futuro;
  • Il curriculum è menzognero, perché tutti inseriscono “ottima conoscenza dell’inglese” e poi si bloccano davanti ad un How are you.

Non so cosa ne pensi tu, ma a me sembra tutto molto sensato.

La pietra dello scandalo, però, è il fatto di aver detto “io non so come si possa vivere con € 1.300,00 al mese”, e giù insulti, tweet a manetta, video virali e articoli di giornale a buffo.

Se solo si avesse la capacità di ascoltare davvero, invece di fare orecchie da mercante, ci si renderebbe conto che il senso delle sue parole è tutt’altro.

Lui non intendeva dire che non si possa vivere con quella cifra, perché ci sono tantissime famiglie che lo fanno in Italia, con dignità e sacrificio, ma che un giovane non dovrebbe ambire a quell’obiettivo.

Cazzo, sei giovane, dovresti voler spaccare il mondo, e hai come ambizione personale quella di trovare una occupazione da € 1.300,00 al mese?

Beh, ha ragione Briatore, l’ambizione di uno studente dovrebbe essere quella di cambiare il mondo, non di fare l’impiegato del catasto (con tutto il rispetto, sia chiaro).

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Poi magari non ci riesci, ma almeno c’hai provato. Ma se non ci provi, è garantito il fallimento.

Ha ragione Briatore, è inutile che vi sbattete!


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Francesco Ambrosino

Classe 1984, Digital Marketer specializzato in Gestione Blog Aziendali, Formazione Professionale, SEO Copywriting, Social Media Management e Web Writing. Membro di Open-Box e Comunicatica, co-creatore di Digitalklive

Questo articolo ha 18 commenti.

  1. Bravo

    Anche io la penso come lei e penso proprio che se ci fossero più persone come noi questo paese andrebbe a meraviglia. Non so lei ma io personalmente ne faccio anche un punto politico, sono di destra e penso che dovremmo prendere come esempio gli statunitensi, con le loro metafore del self made man e del sogno americano, dell’uomo solo che parte e realizza qualcosa. Briatore stesso lo dice, che in USA se diventi ricco ti rispettano, in Italia sei visto male, perché come disse Montanelli se un americano vede uno con una bella macchina vuole comprarla anche lui, se un italiano vede uno con una bella macchina gli fora le ruote…
    In Italia la mentalità generale è completamente diversa, direi troppo di sinistra, salvo eccezioni, si tende a lamentarsi e ad accusare il sistema e lo stato spesso inutilmente, quasi pretendendo che lavori al posto nostro. A mio avviso un retaggio di mentalità marxiste-leniniste, che hanno sempre fatto del populismo e della lotta di classe una bandiera. Io lo dico perché tante volte vedo questi contestatori addirittura affiliati con la criminalità, ed è una barzelletta. Questo modo di fare lo vedo molto nei giovani di oggi, che protestano, con il leitmotiv che è sempre colpa della politica, di chi comanda… ma spesso se si guardano le loro vite tutto sono meno che un esempio. Da quello che so io il lavoro se lo si cerca lo si trova. Sul discorso delle raccomandazioni sottende a volte purtroppo a volte per fortuna un discorso tipicamente umano, che si tende a favorire chi in sostanza non rappresenta un pericolo: lo sconosciuto avrà sempre punti in meno dal punto di vista sociale rispetto ad uno ben voluto da tutti e conosciuto, e quindi su questo caso ha ragione Poletti, il lavoro lo trovi a calcetto… eh si… ma se dici la verità… si scatenano le masse…

    1. Non scendo nel discorso politico, solo perché non è questo il contesto adatto per farlo. Io credo che sia un problema di mentalità, sicuramente mutuata da ideologie o schemi culturali diffusi in questo Paese nel corso degli ultimi 100 anni, ma in particolare nel secondo dopoguerra. Detto questo, grazie mille per aver letto l’articolo e per il commento.

  2. gianluca

    non è vero assolutamente,poletti ha il figlio disoccupato,a cui ha comprato
    con soldi pubblici una rivista dove lavora …e vorrei vedere quanto lavora,,
    il sistema italia non si fonda sulla fiducia,ma bensi sulla capacita di sfruttare
    e reprimere chi ti sta sotto..ed il titolare sceglie sempre il piu bastardo da mettere a capo,cosi che lui possa sapere tutto,e non essere responsabile di niente,,e poi che male c’è se un ragazzo vuole solo avere un lavoro dignitoso
    magari “1300 euro al mese ,ma chi te li da forse in nero,,,non tutti aspirano a
    diventare imprenditori, ed e giusto che chi lavora sia pagato secondo il contratto nazionale e non come pare a loro,”tanto nessuno li controlla”
    chapeau per chi ha fatto fortuna sudando,ma personalmente almeno nel mio settore “ristorazione”fanno i soldi non pagando i dipendenti,che siano bravi o meno,,,

    1. Non ho detto che non bisogna seguire le regole o che sia giusto sfruttare i dipendenti. Ho detto che lamentarsi non è una competenza, che non porta lavoro, in nessun settore.

  3. Anonimo

    quelli con la tua laurea… che non dovrebbero chiamare laurea… dovrebbero andare ad arare i campi… perchè non lo hai fatto? Poi… Briatore messo in scuderia dai benetton per allora bella presenza… si è ritrovato uno sconosciuto Schumacher… tutti al suo posto avremmo fatto grandi cose… i mondiali di f1 li hanno vinti i piloti, lui non ha vinto nulla… ha avuto solo fortuna… ricordo il suo totale fallimento dei motori mecacrome… Se non ci fosse stata la morte di Senna, Schumacher sarebbe venuto fuori anni dopo… e Briatore sarebbe uscito di scena molto presto… quindi ha avuto fortuna sulle disgrazie di altri… è solo un ripulito analfabeta… ha avuto solo fortuna nella vita… ci sono altri esempi di gente capace e che con impegno ha raggiunto qualcosa…

    1. A te che commenti come Anonimo, mettendo solo una sfilza di se se se se se in tutto quello che argomenti, onestamente non so come rispondere. La battuta sulla mia laurea, poi, potevi risparmiartela perché non mi tocca proprio. Io ho iniziato a lavorare a 22 anni e mi sono fatto il culo per creare quello che ho adesso, e continuo a farlo. Del titolo di studio non mi sono mai servito, e non lo farò in futuro.

  4. Paolo

    Anch’io penso che Poletti e Briatore hanno analizzato la realtà.
    Poletti ha sottolineato come sono la gran parte degli italiani: lacchè e opportunisti. Briatore ha ragione quando afferma che nella vita bisogna essere ambiziosi e preparati ma ha omesso di dire che purtroppo molto spesso non basta e che per avere successo e soldi bisogna essere anche arrivisti e cinici.
    Purtroppo non è passato il modello Olivetti: l’uomo al centro della società e dell’azienda.
    Concludo :”Gli arrivisti sono come le scimmie delle quali hanno l’agilità: durante la scalata si ammira la loro destrezza ma, una volta arrivati in cima, non se ne vede che il culo”
    (Honoré de Balzac)

  5. Paolo

    Anche io penso che Poletti e Briatore hanno analizzato la realtà.
    Poletti ha ricordato come sono la gran parte degli italiani : lacchè e opportunisti . Briatore dice bene quando afferma che bisogna essere ambiziosi e preparati ma dimentica di dire che troppo spesso non basta perché bisogna essere anche cinici e arrivisti per avere successo e soldi.
    Purtroppo non e’ passato nella società il modello Olivetti: l’uomo al centro della società e dell’azienda.
    Concludo con Balzac
    “Gli arrivisti sono come le scimmie delle quali hanno l’agilità: durante la scalata si ammira la loro destrezza ma, una volta arrivati in cima, non se ne vede che il culo.

  6. Paola

    Perfettamente daccordo con lei, avevo capito benissimo sia Poletti che Briatore, ma attorno a me c’era una marea che spingeva a voler dare la solita tiritera italiana…e ci si adegua… come ci si adegua…stanchi di sentirsi diversi.

  7. Bravissimo Francesco, come sempre un’analisi lucida e puntuale.
    Purtroppo le persone vogliono sentire solo quello che gli fa comodo, perché in Italia lo sai come funziona: se non sei riuscito a fare nulla, è sempre colpa di un altro e non tua.
    E chi ottiene qualcosa ovviamente è solo fortunato.

    1. Anonimo

      Su questo ti do ragionare: bravo francesco. Ma l’ambizione di un giovane dovrebbe essere quella di migliorarlo il mondo, non di spaccarlo. Trovare un qualcosa che possa aiutare un gruppo di persone in difficoltà. Che poi ciò ti porti 1300euro sti gran cazzi, sono gia tanti soldi. Arrivisti del cazzo…

      1. Spaccare il mondo è un modo di dire positivo, per dire che bisognerebbe voler fare cose straordinarie. Non è una questione di soldi, ma di obiettivi.

  8. Chiara

    Si si e ancora si.
    Ed è quello che pensò e dico da una vita continuando a prendere insulti a destra e a manca perché sostengo che un laureato 30 enne senza una cippa di competenze LAVORATIVE non potrà mai essere al pari di un 30 che lavora da 12 anni e si è buttato nel mondo del lavoro assalendolo e facendolo suo. Non c è proprio nulla da dire.
    Che poi ci siano raccomandati in OGNI AMBITO questo e purtroppo un dato di fatto. Ma che noi persone normali dobbiamo lamentarci di questo e passare la vita a farlo, questo assolutamente no. Il lavoro è per chi lo vuole!

  9. Andrea Torti

    A volte non è il messaggio il vero problema, ma il modo in cui viene espresso, e chi se ne fa latore.

    A parziale difesa dei critici, infatti, va detto che i due signori in questione non sono nuovi ad uscite “controverse” – e mentre Briatore, per quanto noto, è pur sempre un privato cittadino, il ministro Poletti si trova in una posizione ben più delicata: non solo per il Dicastero di cui è titolare, ma anche (soprattutto?) per il contesto politico attuale, dove di sicuro non manca chi ha interesse a screditarlo.

    1. Siamo d’accordo sul fatto che un Ministro dovrebbe fare attenzione a quello che dice, ma se si va al di là della frase e si coglie il senso, bisognerebbe apprezzarlo.

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