Intro: Video e podcast ormai spopolano, grazie anche alla diffusione di un numero sempre crescente di piattaforme di condivisione di questa tipologia di contenuto. Ecco cosa ho capito a riguardo.
Video e podcast ovunque. Lo so, sono anni che dicono “questo è l’anno dei video”, ma è evidente che il trend sia cresciuto nel corso del tempo.
In effetti, la nascita di sezioni dedicate su Facebook e Instagram – vedi Watch e IGTV – e gli sforzi di rinnovarsi messi in campo da YouTube, non fanno altro che confermare una cosa molto semplice: gli utenti dimostrano di apprezzare i video, e i produttori di contenuti si stanno attrezzando per accontentarli.
Lo stesso dicasi dei podcast, che sono cresciuti tantissimo negli ultimi 10 anni.
Secondo uno studio pubblicato su Statista
- il 70% degli americani è a conoscenza dell’esista del mondo dei podcast (erano solo il 22% nel 2006);
- il 51% degli americani ha ascoltato almeno una volta un podcast nel corso del 2019;
- La media di ascolto dei podcast nel 2018 è stata di 10 ore.
Questi dati si riferiscono agli USA, dove i nuovi trend si diffondo prima, ma anche in Italia il settore del podcasting mostra segni di ottima salute, in particolare in alcuni settori come il business, il marketing e la tecnologia (ma non solo).
Perché questo cappello introduttivo?
Beh, semplicemente perché da qualche settimana sto lavorando allo sviluppo di una strategia editoriale basata su Video e Podcast, e vorrei raccontarti cosa ho capito fino ad ora.
Di cosa parlo in questo post
Video e podcast: la qualità conta
Negli ultimi mesi ho scritto molto poco per il mio blog, per due ragioni principali:
- non avevo tempo sufficiente da dedicare alla produzione di nuovi articoli degni di essere pubblicati;
- ho maturato la necessità di variare il formato del contenuto da produrre, senza ovviamente abbandonare la scrittura che è, e resta, il mio grande amore.
Così, ho iniziato a farmi una pancia di video su YouTube e podcast su Spotify, per cercare di individuare l’approccio giusto da seguire.
Non mi sono limitato a fruire di contenuti legati al mio settore, anzi, mi sono concentrato su altro, come l’economia, la scienza, la finanza, perché avevo bisogno di fare delle comparazioni.
Sì, perché il digital marketing ha un grande difetto: segue la scia.
Se il Guru di turno fa una cosa in un modo, tutti gli altri faranno lo stesso, appiattendo il settore. Seguendo, invece, settori diversi e molto più variegati in quanto a topic, ho potuto fare delle analisi un po’ più efficaci.
Cosa ho capito? Che la qualità conta, e anche tanto.
Il contenuto è senza dubbio importantissimo, quello che dici deve risultare interessante così come il tuo modo di raccontarlo, ma l’asticella negli anni si è alzata parecchio, e non si può più pensare di fare video con la videocamera dello smartphone e i podcast con le cuffiette.
Video e podcast: servono gli strumenti adatti
Sia chiaro, non sto dicendo che per realizzare video e podcast sia necessario investire grandi somme o rivolgersi a videomaker e studi di registrazione professionali.
Per fortuna, le tecnologie si sono evolute, questo vuol dire che la qualità è accessibile, ovviamente in relazione alla propria capacità di spesa.
Se puoi permetterti tre videocamere professionali e un drone, buon per te, ma se hai una reflex e un microfono decente, puoi realizzare dei buoni contenuti degni di essere condivisi con gli altri.
Per carità, oggi gli smartphone sono dotati di videocamere di eccellente qualità – basti pensare a quel genio di Steven Soderbergh che ha girato High Flying Bird utilizzando un iPhone 8 – quello che conta è equipaggiarsi in modo adeguato e creando anche un flusso di lavoro ben strutturato.
Video e podcast: evitare l’improvvisazione
Pensare di accendere la videocamera o il microfono e improvvisare è un errore che non possiamo più permetterci, a patto che ci sia un intento di tipo professionale alla base.
Se devi cazzeggiare, va più che bene.
La creazione di un format può rappresentare un ottimo modo per ingaggiare il pubblico e renderlo partecipe. Lo ha fatto Montemagno, ad esempio, con i libri sullo sfondo, Matteo Flora, e il mio amico Matteo Pogliani con gli elevator speech.
Un video o un podcast vanno scritti e preparati in anticipo, perché solo se sei un fenomeno puoi permetterti il lusso di produrre questa tipologia di contenuto senza cannare completamente.
Anche i live, che per loro stessa natura sono più spontanei e immediati, non possono nascere senza un minimo di preparazione, anche solo in termini di approccio mentale.
L’audio è il formato del prossimo futuro
Nella prima parte dell’articolo ho riportato alcuni dati relativi al mercato dei podcast, evidenziando la sua crescita evidente.
Sono in molti, infatti, a puntare sull’audio come il trend del prossimo futuro, non a caso Facebook aveva annunciato la nascita dei Live Audio 3 anni fa, anche se non si è sviluppato come si sperava.
Perché c’è questa convinzione, diffusa, dell’esplosione imminente dei contenuti audio?
Beh, perché è l’unica forma che ci consente di fruire di un contenuto avendo le mani e gli occhi liberi.
Cosa vuol dire? Facile:
- Mentre guidi non puoi guardare un video, ma puoi ascoltare.
- Se sei schiacciato dalla folla in metro o in un autobus, non riesci a tenere lo smartphone per guardare un video, ma puoi ascoltare. In questo caso possiamo anche aggiungere una mera questione di privacy e di sicurezza.
- Mentre lavori, non puoi avere gli occhi puntati su un video, ma puoi ascoltare.
Sono moltissime le situazioni quotidiane che ti impediscono di seguire un video con attenzione, ma ti consentono di ascoltare un podcast.
Anche in questo caso, però, la qualità conta.
Podcast: l’audio deve essere pulito
Come ho spiegato all’inizio dell’articolo, sto pensando di produrre contenuti video e audio nei prossimi mesi, per sperimentare queste due forme che ho utilizzato ogni tanto ma senza renderlo un impegno costante.
Qualche giorno fa ho provato a registrare un podcast, per fare un test e capire come modulare la voce (è importantissimo). Per farlo, ho approfittato di un tragitto in auto in completa solitudine. Ho messo le auricolari, chiuso i finestrini, e parlato, registrando un vocale a me stesso su Telegram.
Il risultato? Pessimo!
Si, pessimo, non tanto nel contenuto quanto nella forma. L’audio era instabile, pieno di fruscii e rumori di sottofondo fastidiosi.
Però, non mi sono arreso.
Ho effettuato qualche ricerca online ed ho individuato un software che mi consentiva di fare due cose, entrambi molto utili:
- Convertire i file video in vari formati (utile se intendi pubblicare su più piattaforme);
- Migliorare i file audio, eliminando i rumori di fondo e modulando il volume.
Il software si chiama Movavi Video Converter 19, disponibile sia per Windows che per Mac.
Lo trovi qui: https://www.movavi.com/it/videoconvertermac/
Ho fatto una prova, e devo dire che sono rimasto alquanto soddisfatto.
Ho aggiunto il file audio, cliccato su strumenti/volume, e fatto alcune prove per dosare bene il volume e rimuovere i rumori di fondo.
Alla fine il risultato non era affatto malvagio, soprattutto se si pensa al file originale.
Tra l’altro, questo software consente anche di convertire un file video in audio, quindi è perfetto se intendi trasformare il tuo video in un podcast.
Conclusioni
Da quando ho iniziato ad occuparmi di digital marketing ho sempre nutrito una mia convinzione, secondo la quale per proporre una tipologia di contenuto ai clienti è necessario conoscerla e studiarla a proprie spese.
Ecco perché, da sempre, sperimento nuove forme di contenuto, lavoro sotto traccia a progetti che uso come test: ho bisogno di capire come funzionano le cose prima di utilizzarle.
Nei prossimi mesi proverò, quindi, a studiare video e podcast, cercando di realizzare qualcosa di più strutturato e professionale rispetto a ciò che ho fatto fino ad ora.
Spero possa venire fuori qualcosa di interessante.