Intro: Sono anni che i guru del settore annunciano la morte del blogging, di solito pubblicando un post sul proprio blog (strano, eh?). Ma è davvero così? Spoiler: No!
Parafrasando il grande Woody Allen “Il blog è morto, la SEO è morta, e anche io non mi sento molto bene”.
Ogni giorno un blogger si sveglia e sa che dovrà correre più di chi lo vuole morto, ormai ne siamo consapevoli e non possiamo fare altro che indossare le nostre migliori scarpe da running.
Ma perché si continua a celebrare o smentire la morte del blog? Qual è la ragione alla base di tutto questo interesse per le sorti del blogging? E soprattutto, ha ancora senso investire nel blogging?
Mi sono posto queste domanda, ed ho capito alcune cose abbastanza interessanti.
Vediamole insieme.
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Il blog è morto: un mare di contenuti online, ma per chi?
Basta fare una banale ricerca su Google per avere la sensazione di quanto sia sentito l’argomento, o almeno quanto sia trattato.
Cercando “il blog è morto”, infatti, il motore di ricerca restituisce la bellezza di circa 79.800.000 risultati (può variare).
In realtà, si tratta di un risultato falso, perché influenzato dalla presenza della parola “morto”.
Infatti, solo le prime due-tre pagine contengono articoli dedicati in modo preciso a questo questo argomento, il resto è un po’ un mix di contenuti in tema e altri che celebrano la morte di qualcos’altro o qualcun altro (che riposi in pace!).
Questo cosa ci fa capire?
Guardando con attenzione i risultati che affrontano l’argomento, ci si rende conto di una cosa molto semplice: a parlare della morte del blogging sono i blogger di professione.
Insomma, ce la suoniamo e ce la cantiamo da soli (come spesso accade nel digital marketing).
Perché succede questo?
Beh, banalmente noi blogger e operatori del settore tendiamo a parlare della presunta morte del blogging per spiegare quanto questo sia falso, e indicare i vantaggi derivanti dalla creazione e gestione di un blog personale, professionale o aziendale.
Ma è davvero così? Il blogging è ancora uno strumento performante?
Secondo me si, e adesso ti spiego perché, illustrandoti 3 ragioni basilari.
1. Il blog è un asset di tua proprietà
Spesso si giustifica la morte del blogging sostenendo l’importanza, ormai palese, dei social nella diffusione dei contenuti e nella crescita della notorietà di un brand, personale o aziendale non importa.
Chi sostiene questo commette due errori, alquanto ingenui:
- Il primo errore consiste nel contrapporre due strumenti che possono e devono coesistere senza problemi.
- Il secondo errore è quello di affidare la propria strategia di comunicazione a piattaforme terze, sulle quali non si ha nessun potere decisionale.
Pensaci un attimo: i risultati che riesci ad ottenere su Facebook, Instagram o simili è il frutto del tuo lavoro solo fino ad un certo punto, perché a fare la parte del leone ci sono gli algoritmi e gli obiettivi delle piattaforme stesse.
Il blog, invece, è tuo.
Sei tu a decidere quale hosting acquistare, quale tema installare, quali funzionalità implementare, quali contenuti produrre e in che quantità.
Si tratta di un asset proprietario, che ti consente di gestirlo in tutti i suoi aspetti.
Avere questa libertà non è affatto di secondaria importanza, soprattutto se il blog rappresenta per te o la tua azienda uno strumento di comunicazione e marketing essenziale.
2. I contenuti informativi non moriranno mai
Un’altra ragione che rende il blog uno strumento molto utile è l’esigenza, da parte degli utenti, di fruire di contenuti informativi costantemente.
Per carità, è verissimo che oggi gli utenti tendono a interagire maggiormente con i contenuti visuali, ma quando abbiamo bisogno di risolvere un problema specifico o di acquisire delle informazioni utili per la nostra vita, il nostro lavoro o, semplicemente, la nostra curiosità, ci affidiamo ancora prevalentemente a contenuti scritti.
Il blog, di conseguenza, continua ad essere un’importantissima piattaforma di atterraggio per l’utente medio, ciò che conta è produrre contenuti utili che intercettano le sue esigenze specifiche.
In questo, la SEO e la conoscenza del proprio settore fanno la differenza.
3. Il blog favorisce la crescita della reputazione
Il blog è un ottimo strumento di promozione personale, consente di mostrare le proprie conoscenze e competenze nel settore di appartenenza, di interagire con altre persone che gravitano nella stessa area e creare una community online.
Produrre contenuti in modo costante e duraturo nel tempo aiuta a costruire la propria presenza online, basandola sulla competenza più che sull’apparenza.
Poi, che il mondo del web sia pieno di personaggi diventati famosi solo grazie all’apparenza, quello è un altro paio di maniche, che al momento non ci interessano.
Un professionista non può e non deve costruire il proprio personal branding basandosi solo su asset effimeri, come l’aspetto fisico ad esempio, deve puntare sulla messa in evidenza delle proprie competenze.
Gestire un blog va proprio in questa direzione.
Se all’attività di blogging si affianca anche la produzione di video, podcast, ebook, e così via, la resa risulterà maggiore.
Conclusioni
Al netto di tutte le minacce di morte, il blogging continua ad avere un ruolo fondamentale nell’ambito di una strategia di comunicazione online e di Inbound marketing.
Certo, non è immutabile, si evolve costantemente, questo vuol dire che le dinamiche all’interno delle quale il blog si inserisce sono differenti rispetto al passato e lo saranno in futuro.
Non resta che affrontare le sfide che ci attendono, senza listarci a lutto.